La crocefissione era una delle forme di esecuzione più orrende mai concepite dall’uomo. Era la più ignobile delle morti, riservata a schiavi e ribelli. Cicerone la definì “la pena capitale suprema, la più dolorosa, terribile e ripugnante.” Non esisteva sofferenza ed umiliazione più grande. Generalmente il condannato veniva frustato finché la sua schiena si riduceva ad un ammasso di carne lacerata. Poi veniva esposto allo scherno pubblico, talvolta nudo. Infine veniva crocifisso. “Le sofferenze fisiche e mentali che questa morte lenta comportava sono inimmaginabili” (J. Schneider).
Immaginiamo quale orrore assoluto il criminale dichiarato colpevole provava quando sentiva pronunciare la sentenza ‘crocifiggilo’. La croce significava sofferenza, agonia, morte. Eppure Gesù ci chiama a ‘prendere la nostra croce’. Che cosa sta dicendo!
1) L’uomo che prendeva la croce si stava recando al luogo di morte. Stava dicendo ‘Addio’ a questo mondo. Non avrebbe mai più rivisto i suoi amati. I suoi vecchi progetti e affari erano finiti. Stava arrivando alla fine della sua vita. Che cosa spaventosa deve essere stato prendere la croce! Ma in Gesù questo è il primo passo verso la libertà: ‘Perché chi vorrà salvare la sua vita la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà” (Matt. 16:25).
Abbiamo noi perso le nostre vite per Lui? “Sappiamo che il Signore Gesù è divenuto fruttuoso non soltanto portando la croce ma morendo su essa” (Hudson Taylor).
È troppo facile sembrare religiosi e santi. È troppo facile usare termini devoti e pii. Ma quanti di noi siamo veramente morti? Quanti di noi possiamo dire in verità “Signore non la mia volontà ma la Tua volontà sia fatta” – qualunque sarà la volontà di Dio?
Perdere la tua vita è traumatico. Noi sopravviviamo grazie all’istinto e alla natura. Ci sentiamo sicuri quando teniamo tutto sotto controllo – quando seguiamo celermente l’orgoglio delle nostre vite. Le nostre carriere, le nostre mete, i nostri desideri gridano a noi per essere soddisfatti. Seguire Gesù significa morte per le nostre vite, i nostri sogni, le nostre passioni, ecc. Seguire Gesù significa la fine dei nostri sogni. Seguire Gesù significa la fine del governo del nostro io. È tutto o niente. Acquistare il Figlio significa rinunciare al peccato e al mondo. Le scelte sono semplici e chiare. “Nessuno che abbia messo la mano all’aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio” (Luca 9:62).
2) L’uomo crocifisso aveva chiuso col peccato perché un uomo morto non pecca più. Concupiscenze e passioni carnali divenivano una cosa del passato. Il ladro crocifisso non poteva rubare più; l’assassino crocifisso non poteva più uccidere. Brame carnali non potevano più essere appagate. I piaceri peccaminosi erano finiti per sempre. La ‘carne’ era stata inchiodata sul legno. E questo è quello che è accaduto a noi! e vero per te?
“Sappiamo infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinchè il corpo del peccato fosse annullato e noi non serviamo più al peccato; infatti colui che è morto al peccato è libero dal peccato” (Rom. 6:6-7).
“Poiché dunque Cristo ha sofferto nella carne, anche voi armatevi dello stesso pensiero che cioè colui che ha sofferto nella carne rinuncia al peccato, per consacrare il tempo che gli resta da vivere nella carne, non più alle passioni degli uomini, ma alla volontà di Dio.” (1 Pietro 9:1-2). Queste sono parole potenti! e liberatrici.
Fermiamoci e riflettiamo sulle nostre vie. Abbiamo realizzato che non abbiamo più il diritto di peccare? Abbiamo capito che è tutto finito per la carne? Si è finalmente radicato in noi che per quanto concerne il vecchio uomo, noi non possiamo fare quello che vogliamo (Gai. 5:17)?
“Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia che è idolatria… E così camminaste un tempo anche voi, quando vivevate in esse” (Col. 3:5,7). Ma ora tu sei morto a tutto questo! L’uomo o la donna che ostinatamente camminano nel peccato non hanno preso su di sé la croce.
Guardiamo ancora film pieni di empietà, nudità e che esaltano la violenza? Non ti vergogni quando ti denudi ed esponi il tuo corpo davanti al mondo e sei anche motivo di peccato per gli altri? (Romani 6:13) In Gesù siamo morti a tutto questo! Continuiamo ancora a mentire, frodare o camminare nell’amarezza, nell’orgoglio o nella cupidigia? Quella natura è stata inchiodata sul legno! “Ora invece dovete deporre anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, calunnia; e non vi escano dalla bocca parole oscene” (Col. 3:1-7). La scrittura dice dovete.
Cosa accade se rifiutiamo di pentirci? “Infatti è per tutte queste cose che l’ira di Dio viene sugli uomini ribelli” (Efesini 5:6). Questo non è il tempo di giocare! Egli aiuterà quelli che combattono, quelli che veramente odiano il peccato, quelli che col cuore rotto gridano a Lui per avere grazia. Ma dovremmo tremare per coloro che con orgoglio ostinato tentano di giustificare le loro vite carnali e in nome dell’equilibrio cercano di legittimare le loro concupiscenze terrene.
3) Prendere su di sé la croce è la forma estrema di abnegazione. Nel senso più profondo possibile, l’uomo crocifisso non apparteneva più a se stesso. Ricordate le parole del Signore a Pietro? “In verità, in verità ti dico che quand’eri più giovane ti cingevi da solo e andavi dove volevi, ma quando sarai vecchio, stenderai le tue mani e un altro ti cingerà e ti condurrà dove non vorresti” (Gio. 21:18). Gesù stava parlando del morire su una croce!
Le tue mani sono distese, sei inchiodato alla trave, pendi in aria – non c’è nulla che tu possa fare! Potresti piuttosto smettere di respirare – ma non puoi neanche morire! La tua vita non ti appartiene più. “Se uno vuoi venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda ogni giorno la croce e mi segua” (Luca 9:23).
Cosa vuoi dire rinunciare a noi stessi? Non ha nulla a che fare con autoflagellazione – frustarsi, indossare sacchi e cenere, andare in giro piagnucolando disperati. “Quelle cose, è vero, hanno una parvenza di sapienza per quel tanto che è in esse di culto volontario, di umiltà e di austerità nel trattare il corpo, ma non hanno alcun valore; servono solo a soddisfare la carne” (Col. 2:23). Esse non recano frutto spirituale.
Rinnegare l’io significa dire ‘no’ ai nostri desideri, qualunque sia la conseguenza o il costo. “Una vita facile senza abnegazione non sarà mai una vita di potenza. Il recare frutto comporta il portare la croce. Sei disposto a dimorare in Lui e così portare molto frutto?” (Hudson Taylor).
Abbiamo molto tempo libero a disposizione e la maggior parte di noi non sperimenta la fame o l’inedia. Pur avendo tanto tempo a disposizione da impiegare nella preghiera, e con corpi che spesso sono nutriti eccessivamente, così pochi di noi sentono la chiamata di Dio per la preghiera con sacrificio e il digiuno. Perché? Perché siamo più sensibili alla nostra carne che allo Spirito!
Le sette sono al lavoro dovunque e fanno affari in tutto il mondo. Alcuni vengono in maniera aggressiva e bussano alle nostre porte. Altri stanno agli angoli delle strade e parlano con voce monotona. Alcuni lavorano all’aperto con la pioggia e il freddo. Essi sacrificano, servono e danno. E nessuno di loro ha la vita! Noi abbiamo la verità. Noi abbiamo la luce. Noi conosciamo la gioia del Signore. Allora perché così pochi di noi sentono la chiamata di Dio a levarsi e mettersi in azione con coraggio? Perché siamo troppo occupati a sbrigare le nostre proprie faccende!
Oh, non è perché non ce ne importa. Non è perché siamo completamente disinteressati. Ma come A. W. Tozer ha spiegato con chiarezza: Non è che le persone non vogliono Dio – “è che le persone hanno trovato qualcosa che vogliono più di Dio!” Noi siamo determinati per avere quello che vogliamo di più. “Il giovane ricco prese la sua decisione in base a quello che voleva di più nella vita” (Tozer). Egli voleva Gesù, ma voleva di più la sua ricchezza. Se ne andò addolorato perché nel suo caso, quale amante del denaro, non poteva avere entrambe le cose. (Marco 10:17-22)
Adesso guardiamo alle nostre vite e volgiamoci indietro alla croce. Noi cosa vogliamo di più?
4) La croce è l’unica strada per la risurrezione. Nessuno vuole morire. Nessuno ama soffrire. Ma “se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore produce molto frutto” (Gio. 12:24). Non c’è altro modo.
Oh, come amiamo la gloria della risurrezione! Amiamo la potenza dello Spirito e i Suoi doni. Ma prima dobbiamo morire. Prima dobbiamo essere sepolti. Dio può risuscitare solo morti.
Guardiamo all’apostolo Paolo. Egli era letteralmente un santo scocciatore. Pregava incessantemente, predicava senza nascondersi, risuscitava i morti e faceva arrabbiare il diavolo. Ma quale era la chiave della sua vita? Egli era morto e non viveva più! (Galati 2:20). Adesso il Messia stava vivendo in lui.
“Ho faticato più di tutti loro (gli apostoli) – non io però, ma la grazia di Dio che è con me… (Quanto a me) ogni giorno sono esposto a morte” (I Cor. 15:10,31).
“Mi affatico combattendo con la Sua forza, che agisce in me con potenza” (Col. 1:29).
Avendo già noi stessi pronunciato la nostra sentenza di morte, affinchè non mettessimo la nostra fiducia in noi stessi, ma in Dio che risuscita i morti” (II Cor. 1:9).
Dio ci ha chiamati ad un compito impossibile – fare discepoli delle nazioni, guarire i malati, distruggere le opere delle tenebre, preparare la via per il ritorno di Gesù. Non potremo mai farlo con la nostra forza. Ma la risposta gloriosa è questa: Smettila di sforzarti! Arrenditi e muori. Metti fine alla tua autosufficienza. Divieni simile a Gesù nella sua morte (Fil. 3:10). E poi sii partecipe della Sua vita risorta.
John Wesley inviò Francis Asbury in America nel 1771. Tutte le cose erano chiaramente contro di lui. Asbury aveva abbandonato la scuola, non era un grande oratore (l’opinione pubblica riteneva che il suo servo nero illetterato fosse più eloquente) ed aveva una salute cagionevole (talvolta “si sforzava a stare in sella, anche quando era ricoperto di vesciche”). Eppure aveva trovato una forza più grande della sua. Egli “si alzava ogni mattina alle quattro in punto, imparava da autodidatta il latino, il greco e l’ebraico e aveva stabilito come regola di leggere 100 pagine di buona letteratura al giorno…; ha predicato più di 16.000 sermoni, ha ordinato più di 4000 predicatori, ha percorso in sella (o quando era troppo vecchio per farlo) in carrozza 270.000 miglia (a quell’epoca non esistevano le autostrade) e ha sfinito sei cavalli fedeli!” (Christian History). Quando giunse in America nel 1771, “c’erano solo 600 credenti. Ma quando morì 45 anni dopo, c’erano 214.235 credenti americani. Il numero salì vertiginosamente da 1 su 5000 a 1 su 40 della popolazione totale” (racconto di Charles Ludwig).
Tutto questo grazie a un uomo dal quale ci si aspettava un totale fallimento!
Puoi tu sondare la potenza di Dio? L’operaio è solo un vassallo. Non c’è nessun potente Asbury o Paolo. Solo Uno è degno di essere lodato. Ed Egli desidera semplicemente che noi moriamo. Perché la via alla vita di Dio passa attraverso la morte, e la fine della nostra forza significa l’inizio della Sua.
Affrontiamo la croce con coraggio e moriamo. Sterminiamo le concupiscenze della carne una volta per tutte. Pieghiamo ogni caparbietà e ubbidiamo. Lasciamoci crocifiggere, seppellire e risuscitare – dalla potenza dello Spirito di Dio. Alleluja!!
“Ora a Colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente al di là di quel che domandiamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen” (Ef. 3:20-21).
A DIO TUTTA LA GLORIA!!